27 febbraio 2013  

 

DALLA CHIESA SALIVA INCESSANTEMENTE

A DIO UNA PREGHIERA PER PIETRO

Veglia di preghiera per il Santo Padre Papa Benedetto XVI al termine del ministero petrino

ESPOSIZIONE SS. SACRAMENTO

 

Preghiamo insieme:

Tu ci sei necessario, o solo e vero Maestro delle verità recondite della vita, per conoscere il nostro essere e il nostro destino e la via per conseguirlo.

   Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la Speranza della santità, per deplorare i nostri peccati è averne il perdono.

   Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace.

   Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.

   Tu ci sei necessario, o Cristo, vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e dalla negazione e per avere certezze che non tradiscono in eterno.

   Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi, per imparare l'amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della carità, lungo il cammino della nostra via faticosa fino all'incontro finale con te amato, con te benedetto nei secoli"

(Paolo VI, discorso 10 febbraio 1971).

ADORAZIONE PERSONALE SILENZIOSA

 

C. Preghiamo. O Signore che nella tua provvidente sollecitudine ci hai donato Papa Benedetto XVI fa che la nostra preghiera di questa sera, salga a te come preghiera incessante perché Tu doni a lui la giusta pace e serenità che meritano i tuoi servi fedeli. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

 

 

Lett. DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (12, 1-5)

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. ». Parola di Dio

 

Lett. Ci ritroviamo riuniti per offrire a Dio Padre, per mezzo del suo Figlio Gesù  che si rende a noi presente nel Sacramento dell’Eucaristia, la nostra preghiera per la Chiesa tutta in questo momento storico delicato ed in particolare per manifestare a Papa Benedetto XVI piena comunione di affetto e filiale vicinanza.

A Sua Santità più che una solidarietà generica, vorremmo esprimere la nostra gratitudine. Una gratitudine profonda per ciò che egli ci ha testimoniato e ci testimonia ancora; per la sua storia iniziata per noi in un tempo relativamente lontano, ma arrivata limpida e fedele ad oggi; per la sensibilità che si incontra nelle sue parole, nei suoi libri, nei discorsi e nell’Encicliche. Una sensibilità che va diritta alle domande e ai dubbi dei cristiani di questo momento storico. Noi sappiamo bene che egli paga oggi, anche per noi tutti, la radicale opposizione della Chiesa alla mentalità del "mondo". La pretesa cristiana di insegnare un altro senso della vita e tutta un’altra logica, alimenta una tale ostilità che cova e lievita, e a tratti sbuca alla superficie. È la fedeltà al «non conformatevi» di Paolo, il duro antico nodo dello scontro. Quel «non conformatevi» che vede nel Papa un testimone tenace

 

Prima di battezzare Josef Ratzinger, nella sua piccola parrocchia in Baviera, si aspettò l’alba di Pasqua, in una notte di neve, per utilizzare l’acqua "nuova" appena benedetta. Questo particolare dice della sua provenienza da un cristianesimo profondo, ereditato con il respiro prima che con le parole da una madre e da un padre. Benedetto XVI viene da una storia che a molti di noi, che potremmo essere suoi figli, appare remota e spaventevole. La guerra, e il nazismo incalzante. Era un ragazzo di 17 anni, richiamato al Servizio lavorativo del Reich, e un vecchio ufficiale una notte in caserma cercò di indurlo all’arruolamento "volontario" nelle SS. «Io con alcuni altri ebbi la fortuna di poter rispondere che volevo diventare prete cattolico», ha raccontato Ratzinger nella sua autobiografia, e ha aggiunto: «Venimmo ricoperti di scherni e di insulti». Agli insulti e agli attacchi in ragione della sua fede il Papa s’è dunque abituato presto; e non sono quelli di oggi, crediamo, a poterlo turbare...

Ma più delle offese che gli si riversano contro, ciò che, forse, lo turba veramente è l’eco di una avversione più grande, oltre la sua persona, alla Chiesa intera. Più degli attacchi personali, forse pesa anche il dolore per un male per cui, ancora pochi giorni or sono, il Papa ha invocato preghiera e penitenza ... Fiducioso nella Parola di Dio, fiducioso comunicatore del Vangelo, fiducioso nella liturgia, la grande scelta di Benedetto XVI è quella di proporre il cuore dell’esperienza cristiana. In questa scelta c’è un grande candore e una grande sapienza. Nella mitezza del Papa sentiamo vibrare la vera forza cristiana.

 

Lett.  Dall’ Omelia di Sua Santità Benedetto XVI per la Messa di inizio del ministero petrino

 

Per ben tre volte, in questi giorni così intensi, il canto delle litanie dei santi ci ha accompagnato […]e ogni volta in un modo del tutto particolare ho sentito questo canto orante come una grande consolazione. Quanto ci siamo sentiti abbandonati dopo la dipartita di Giovanni Paolo II! Il Papa che per ben 26 anni è stato nostro pastore e guida nel cammino attraverso questo tempo. Egli varcava la soglia verso l'altra vita - entrando nel mistero di Dio. Ma non compiva questo passo da solo. Chi crede, non è mai solo - non lo è nella vita e neanche nella morte. In quel momento noi abbiamo potuto invocare i santi di tutti i secoli - i suoi amici, i suoi fratelli nella fede, sapendo che sarebbero stati il corteo vivente che lo avrebbe accompagnato nell'aldilà, fino alla gloria di Dio. Noi sapevamo che il suo arrivo era atteso. Ora sappiamo che egli è fra i suoi ed è veramente a casa sua. Di nuovo, siamo stati consolati compiendo il solenne ingresso in conclave, per eleggere colui che il Signore aveva scelto. Come potevamo riconoscere il suo nome? Come potevano 115 Vescovi, provenienti da tutte le culture ed i paesi, trovare colui al quale il Signore desiderava conferire la missione di legare e sciogliere? Ancora una volta, noi lo sapevamo: sapevamo che non siamo soli, che siamo circondati, condotti e guidati dagli amici di Dio. Ed ora, in questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi, rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra speranza mi accompagnano. Infatti alla comunità dei santi non appartengono solo le grandi figure che ci hanno preceduto e di cui conosciamo i nomi. Noi tutti siamo la comunità dei santi, noi battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, noi che viviamo del dono della carne e del sangue di Cristo, per mezzo del quale egli ci vuole trasformare e renderci simili a se medesimo. Sì, la Chiesa è viva - questa è la meravigliosa esperienza di questi giorni. Proprio nei tristi giorni della malattia e della morte del Papa questo si è manifestato in modo meraviglioso ai nostri occhi: che la Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane. Essa porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro. La Chiesa è viva e noi lo vediamo: noi sperimentiamo la gioia che il Risorto ha promesso ai suoi. La Chiesa è viva - essa è viva, perché Cristo è vivo, perché egli è veramente risorto. […]

Silenzio di riflessione e adorazione

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (21, 15-19)

Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli dis-se: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispo-se Gesù: «Pasci le mie pecore.

In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale mor-te egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore

 

 

Lett.   Dall’ Omelia di Sua Santità Benedetto XVI per la Messa di inizio del ministero petrino

 

Una delle caratteristiche fondamentali del pastore deve essere quella di amare gli uomini che gli sono stati affidati, così come ama Cristo, al cui servizio si trova. “Pasci le mie pecore”, dice Cristo a Pietro, ed a me, in questo momento. Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza, che egli ci dona nel Santissimo Sacramento. Cari amici – in questo momento io posso dire soltanto: pregate per me, perché io impari sempre più ad amare il Signore. Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri.  […]In questo momento il mio ricordo ritorna al 22 ottobre 1978, quando Papa Giovanni Paolo II iniziò il suo ministero qui sulla Piazza di San Pietro. Ancora, e continuamente, mi risuonano nelle orecchie le sue parole di allora: “Non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo!” Il Papa parlava ai forti, ai potenti del mondo, i quali avevano paura che Cristo potesse portar via qualcosa del loro potere, se lo avessero lasciato entrare e concesso la libertà alla fede. Sì, egli avrebbe certamente portato via loro qualcosa: il dominio della corruzione, dello stravolgimento del diritto, dell’arbitrio. Ma non avrebbe portato via nulla di ciò che appartiene alla libertà dell’uomo, alla sua dignità, all’edificazione di una società giusta. Il Papa parlava inoltre a tutti gli uomini, soprattutto ai giovani. Non abbiamo forse tutti in qualche modo paura - se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a lui – paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita? Non abbiamo forse paura di rinunciare a qualcosa di grande, di unico, che rende la vita così bella? Non rischiamo di trovarci poi nell’angustia e privati della libertà? Ed ancora una volta il Papa voleva dire: no! chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla – assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No! solo in quest’amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in quest’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quest’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita. Amen.

Silenzio di riflessione e adorazione

 

Dal Vangelo secondo Matteo ( 16, 13-20)

Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? ”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia? ”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.

A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.

Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Parola del Signore

 

Lett.  Dalla Lectio divina tenuta da Papa Benedetto XVI ai Seminaristi di Roma

(8 febbraio 2013)

Forse oggi siamo tentati di dire: non vogliamo essere gioiosi di essere eletti, sarebbe trion-falismo. Trionfalismo sarebbe se noi pensassimo che Dio mi ha eletto perché io sono così grande. Questo sarebbe realmente trionfalismo sbagliato. Ma essere lieti perché Dio mi ha voluto non è trionfalismo, ma è gratitudine, e penso che dobbiamo re-imparare questa gioia: Dio ha voluto che io sia nato così, in una famiglia cattolica, che abbia conosciuto dall’inizio Gesù. Che dono essere voluto da Dio, così che ho potuto conoscere il suo volto, che ho potuto conoscere Gesù Cristo, il volto umano di Dio, la storia umana di Dio in que-sto mondo! Essere gioiosi perché mi ha eletto per essere cattolico, per essere in questa Chiesa sua, dove subsistit Ecclesia unica; dobbiamo essere gioiosi perché Dio mi ha dato questa grazia, questa bellezza di conoscere la pienezza della verità di Dio, la gioia del suo amore.

 

Lett.: Da un’Omelia per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo del Card. Giacomo Biffi

 

"Edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18). Non c’è in tutto il Libro di Dio parola che dica in forma più esplicita e semplice l’origine della Chiesa: la Chiesa è nata dalla sapienza, dal cuore, dall’azione salvifica del Signore Gesù. […]"Edificherò la mia Chiesa". La Chiesa è stata pensata, voluta, attuata da Cristo. Appunto per questo, tra le casupole delle molte effimere costruzioni umane (sociali, politiche, culturali che siano), questa "casa di Dio" (cf 1Tm 3,15) è l’edificio più solido, più affascinante, più utile all’uomo, che sia mai stato eretto sulla terra.

Certo, Gesù non realizza la sua opera coinvolgendovi soltanto "gli spiriti celesti e i serafini": la sua Chiesa è fatta di uomini; e dunque di creature fatalmente deboli e peccatrici, come siamo noi. Ma, se anche il materiale impiegato è difettoso, l’Artefice divino con la sua genialità e il suo affetto misericordioso ne sa ricavare un capolavoro.

E’ ovvio che sia difficile al non credente percepirne l’incanto e il valore: gli manca il principio conoscitivo adeguato e, per così dire, il senso estetico soprannaturale in grado di coglierne la soprannaturale bellezza. Tutt’al più sarà dato al non credente di meravigliarsi per la misteriosa vitalità della Chiesa, se pure non prevale in lui l’irritazione per la irriducibile e intrigante permanenza di questa istituzione lungo tutto i secoli della storia.

Il credente invece - se è un vero credente - ammira il prodigio, ne gode e ringrazia il Signore. Ma non se ne stupisce troppo, poiché egli sa che il progettista e il costruttore della Chiesa è lo stesso Figlio di Dio.

Anzi. il Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto, è anche, per così dire, il "finanziatore" dell’impresa, dal momento che - come sta scritto - l’ha acquistata e pagata con il suo sangue (cf At 20.28). Perciò ne è altresì il "proprietario" e a giusto titolo può dire "la mia Chiesa". La Chiesa non è d’altri che sua.

Non si può quindi separare la Chiesa da Cristo. Chi non ama, non stima, non ascolta la Chiesa, si illude di credere seriamente in Cristo, di riconoscerlo nella sua verità di Salvatore e di Maestro, di essere veramente suo.[…] La vita, anzi la sussistenza stessa del popolo pellegrinante nel tempo, ha un fondamento preliminare e primario; ed è la conoscenza di colui che è il Figlio unigenito del Padre, di colui che è il "capo" dell’intero "corpo" ecclesiale. "Questa è la vita eterna. che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,3). Gesù comincia appunto di qui - dalla necessità di conoscerlo nella sua verità - il proprio discorso profetico sulla Chiesa.

E curiosamente comincia con una indagine di opinione, quasi un rilevamento sociologico dei pareri: "La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? (Mt 16,13). […]La metodologia "democratica" è legittima, utile e persino doverosa quando si tratta di risolvere le questioni terrene. Invece con le opinioni "dal basso" - le opinioni, per usare l’espressione di Gesù, dettate dalla "carne" e dal "sangue" (cf Mt 16,17) - anche quando sono largamente diffuse e socialmente dominanti, non ci si avvicina affatto al Regno dei cieli.

Al Regno dei cieli - cioè alla reale conoscenza del Salvatore e alla nostra salvezza - ci si avvicina ponendoci in ascolto della voce apostolica: "Voi - voi che siete i miei apostoli - chi dite che io sia?" (Mt 16,15).

E’ da notare che gli apostoli sono interrogati tutti insieme, ma risponde Pietro a nome di tutti. Quasi a dirci che nella Chiesa il collegio dei maestri autentici è se stesso e può esercitare il suo compito di illuminazione e di guida, quando è unificato dalla fede, dalla carità pastorale, dalla voce di colui che è stato posto a fondamento dell’intera compagine ecclesiale ("su questa pietra edificherò la mia Chiesa") e ha in consegna le chiavi del Regno (cf Mt 16,19).

L’impetuoso e fragile pescatore di Galilea - il più generoso e il più debole dei discepoli di Cristo - è stato scelto per essere nella grande comunità dei redenti la fonte della saggezza e della costanza, la garanzia del permanere nell’unità e nella verità, il sostegno sicuro nelle difficoltà e negli smarrimenti.

"Io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32), gli dice Gesù proprio nell’ora in cui prevede e preannuncia il suo tradimento. "Io ha pregato per te": non sono dunque le qualità umane ad assicurargli la luce e la forza necessaria per pascere il gregge, ma la preghiera infallibilmente efficace del Signore.

Dal momento che la Chiesa da duemila anni continua a vivere nelle intemperie della storia, continua da duemila anni ad aver bisogno della "pietra" che la rassicuri. Allora Pietro non è morto, non può essere morto. Egli vive infatti in colui che è il suo successore, il vescovo di Roma. E noi lo vediamo e lo ammiriamo, questo "Pietro sempre vivo", adempiere la sua missione con eroica fedeltà e coraggio indomabile.

 

Silenzio di riflessione e adorazione

 

Dal Vangelo secondo Matteo (14, 22-33)

Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Parola del Signore.

 

Lett.  Dalla Lectio divina tenuta da Papa Benedetto XVI ai Seminaristi di Roma

(8 febbraio 2013)

Parla Pietro, apostolo. Parla quindi colui che ha trovato in Cristo Gesù il Messia di Dio, che ha parlato come primo in nome della Chiesa futura: “Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo” (cfr Mt 16,16). Parla colui che ci ha introdotto in questa fede. Parla colui al quale il Signore ha detto: “Ti trasmetto le chiavi del regno dei cieli” (cfr Mt 16,19), al quale ha affidato il suo gregge dopo la Risurrezione, dicendogli tre volte: “Pascola il mio gregge, le mie pecore” (cfr Gv 21,15-17). Parla anche l’uomo che è caduto, che ha negato Gesù e che ha avuto la grazia di vedere lo sguardo di Gesù, di essere toccato nel suo cuore e di avere trovato il perdono e un rinnovamento della sua missione. Ma è soprattutto importante che questo uomo, pieno di passione, di desiderio di Dio, di desiderio del regno di Dio, del Messia, che quest’uomo che ha trovato Gesù, il Signore e il Messia, è anche l’uomo che ha peccato, che è caduto, e tuttavia è rimasto sotto gli occhi del Signore e così rimane responsabile per la Chiesa di Dio, rimane incaricato da Cristo, rimane portatore del suo amore.

 

Lett. Da un’Omelia per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo del Card. Giacomo Biffi

L’amore salvifico del Signore sceglie chi vuole per essere strumento del suo disegno: la più varia umanità è assunta e finalizzata dalla divina misericordia. […]

Una seconda riflessione si impone, ed è che non sono le doti umane, ma la libera decisione di Dio a stabilire la qualità e l’importanza del servizio. Anche la storia di questi due apostoli ce lo insegna. Paolo è più istruito, ma il capo della Chiesa è Pietro. Paolo è più capace di scavare in profondità la dottrina rivelata, però a Pietro sono affidate le chiavi del Regno. Paolo è naturalmente più forte, più stabile, più sicuro, eppure il fondamento della Chiesa è Pietro: su di lui è stata edificata, e le “porte degli inferi”, cioè le forze della morte, non prevarranno contro di essa (cf. Mt 16,18). Questo è il mistero di Pietro: il mistero della debolezza che prodigiosamente diventa forza, il mistero dell’insicurezza che si fa sicurezza per tutti.

A lui, che ha ceduto, è stato detto: “Tu sei la roccia” (Mt 16,18). A lui che si è perso come la pecora della parabola, è stato detto: “Pasci il mio gregge” (Gv ). A lui, che ha traballato nella fede, è stato detto: “Conferma i tuoi fratelli” (Lc ). Così la Chiesa è educata ad affidarsi a un uomo non per le doti che ne arricchiscono la personalità, ma per il ministero che ha ricevuto e la grazia di cui è stato investito. Così il cristiano, che veramente riconosce che c’è un solo Signore, Gesù Cristo, è il più refrattario a ogni culto della personalità e il più disincantato di fronte a tutti i così detti “grandi” e i così detti “maestri”; Ma al tempo stesso è il più pronto per la sua fede ad ascoltare un uomo che offre un insegnamento che gli viene dall’alto e a venerare in un suo fratello la presenza in mezzo a noi del Signore che non ci abbandona. Il mistero di Pietro è il mistero del Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, il Papa. I Papi possono essere molto diversi per indole, per capacità innate, per nazionalità, per estrazione culturale; ma in essi sempre riluce il mistero di Pietro, il mistero dell’esiguità umana che diventa divina grandezza. Offerto a tutte le incomprensioni, bersaglio di tutte le malevolenze dei “signori” del potere, della ricchezza, dell’informazione, esposto a tutte le bufere della storia, caricato di una croce più pesante di quanto un uomo possa da solo portare, ogni papa appare una debolezza che diviene forza, una voce esile che nel multiloquio dei nostri giorni dona ai nostri smarrimenti il solo valido punto di riferimento. Secondo la parola di Gesù, Pietro ha sempre contro di sé le “porte degli inferi”, cioè le potenze di morte, che parlano di pace e attuano guerre e invasioni, che parlano di libertà e vorrebbero essere sole a parlare. Queste “potenze di morte” ci sono ancora e ci saranno sempre. È stato detto che “non prevarranno”, non è stato detto che potranno scomparire dal mondo o ridursi a interlocutori garbati. […]

Preghiamo oggi per il Papa […]. Quando Pietro era in difficoltà nelle carceri di Erode, che cosa faceva la Chiesa? Non era radunata a discutere l’aspetto politico dell’avvenimento o a esaminare se la condotta del suo capo, che si era fatto imprigionare, era stata saggia o imprudente. La Chiesa pregava: “Una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui” (At 12,15), ci ha detto la prima lettura. Questo è lo stile autentico della chiesa di Cristo, questo è il comportamento dei veri cristiani. Noi oggi preghiamo e ravviviamo la nostra fede nel mistero di Pietro, che vive nei secoli sulla sede romana, ringraziando il Signore Gesù che, attraverso il ministero apostolico, ancora ci guida e ci orienta nella confusione del mondo.”

Silenzio di riflessione e adorazione

TUTTI:  O Gesù, tu hai scelto Pietro e lo hai costituito Pastore universale, segno di unità e di comunione nella tua Chiesa. Grazie per averlo scelto e confermato anche dopo le sue debolezze. E’ per tutti noi un segno evidente che tu più che al peccato guardi all’amore e tu sai che ti amiamo. Con San Pietro ti chiediamo che tutti i Pastori della Chiesa, dai Parroci, che condividono la nostra vita di ogni giorno, fino al Papa, ci diano sempre l’esempio di una vita vissuta e spesa per amore, per puro amore a te.

Sulla via di Damasco hai attirato per sempre a te l’ardente Saulo e lo hai mandato alle Genti perché tutti potessero godere della tua grazia redentiva. Noi non possiamo andare lontano ma possiamo dare alla nostra vita interiore la dimensione dell’intimità con te e dell’universalità. Concedici questi doni e anche noi, pur se piccoli e poveri, diventeremo annunciatori del tuo amore che salva.

Spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, e noi ci figuriamo come pescatori che faticano a vuoto. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. Donaci la capacità di guardare al nostro peccato, l’umiltà di chiedere il tuo perdono e l‘ottimismo di chi si affida solo a Te, Signore della storia. Fa che come Pietro, torniamo a gettare le reti solo sulla tua Parola. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Canto: Tantum Ergo

 


Tantum ergo Sacramentum

Veneremur cernui

Et antiquum documentum

Novo cedat ritui

Praestet fides supplementum

Sensuum defectui.

Genitori Genitoque

Laus et jubilatio

Salus, honor, virtus quoque

Sit et benedictio.

Procedenti ab utroque

Compar sit laudatio.


 

V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.

R Che porta con sé ogni dolcezza.

 

C. Donaci, o Padre, la luce della fede e la fiamma del tuo amore, perché adoriamo in spirito e verità il nostro Dio e Signore, Cristo Gesù, presente in questo santo sacramento. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.      A. Amen

 

Benedizione Eucaristica. 

 

Acclamazioni:

 


Dio sia benedetto.

Benedetto il  Suo Santo Nome.

Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.

Benedetto il Nome di Gesù

Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.

Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.

Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.

Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.

Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione

Benedetta la sua gloriosa Assunzione.

Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.

Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.


 

 

 

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Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e per la preghiera con cui mi avete accompagnato. Grazie! Ho sentito quasi fisicamente in questi giorni, per me non facili, la forza della preghiera, che l’amore della Chiesa, la vostra preghiera, mi porta. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà.”

(Benedetto XVI all’Udienza di mercoledì 13 febbraio 2013)

 

“ Anche se adesso mi ritiro, nella preghiera sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che anche voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimango nascosto.

(Benedetto XVI al Clero di Roma, giovedì 14 febbraio 2013